VOGLIAMO

16.12.2024

Un antico adagio recitava: volere volare, volere è potere. Una altro sosteneva che: l'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. In effetti su questo verbo spesso viene usato con significati contrastanti, anche nella declinazione: transitivo e intransitivo. Noi lo intendiamo nel suo significato che esprime la ferma volontà di raggiungere un obbiettivo. 

Come si trova nella tecnica dei 101 desideri che l'ideatore, il dott. Igor Sibaldi definisce legge. Tecnica/legge che si ispira da una antica tecnica buddista che offre la possibilità di mettersi in gioco usando il potere del cuore per poter vivere esperienze straordinarie. Desiderare è molto diverso dal sognare e anche dal pretendere. Desiderare è un'azione che ci nobilita come esseri umani. Ti sei mai chiesto quali sono i tuoi desideri? Ti sei mai soffermato a riflettere su ciò che realmente vorresti dalla tua vita? Forse no o non del tutto. 

È un lavoro lungo e difficile che spesso tendiamo a rimandare. Può sembrare strano ma per desiderare occorre una dose di coraggio. In questa società moderna siamo spesso abituati a guardare ma non vedere. Le cose ci passano davanti, le situazioni ci sfuggono di mano, rimandiamo le decisioni, siamo portati a non prenderci responsabilità. Forse perché non siamo abituati a conoscerci, a sapere cosa realmente desideriamo da noi e dal nostro futuro. Noi abbiamo deciso di avere coraggio e di usare al massimo il potere del verbo volere. Il raggiungimento della consapevolezza, che risponde alla soddisfazione della curiosità, determina la realizzazione di tre condizioni fondamentali per la nostra personalità: curiosità, conoscenza, cultura.

Ecco, appunto, la cultura, cioè, tutto ciò che è necessario per esprimere un'autentica volontà di valorizzare le nostre azioni. «La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società.» (Edward Tylor, 1871)